lunedì 15 ottobre 2007

(Indesiderate) vacanze romane

Il telefonino ha cominciato a suonare mentre Gwyneth Paltrow – in una delle sue due vite parallele – cercava di annunciare la sua gravidanza al distratto boyfriend. Una voce femminile dall’altra parte dell’apparecchio infernale. Una convocazione. Un colloquio di lavoro. Incredibile a dirsi, di questi tempi. Di più: una prima scrematura già portata a termine. C. fa parte del secondo blocco, quello residuo, quello che – solo in virtù del curriculum – è passato alle finali. “Richiamami il 16 agosto e valutiamo se prendere l’appuntamento per il giorno stesso o per l’indomani”.
C. ha dormito tre ore scarse la notte di ferragosto. Poi ha preso il treno Ok, alle 6:35. I biglietti a 9,00 euro erano, ovviamente, esauriti da settimane. Onde per cui è salita a bordo con un tagliando da 19. Si è fatta dare le chiavi di casa d’amiche, ma conta di restarci poco. Anzi, spera di riuscire a fare tutto in mattinata, di sbrigare la pratica e tornare a casa prima del calar del sole. Ha dormito cullata dalle rotaie.
Giunta a destinazione, ha ricaricato il cellulare e chiamato il magic number. La stessa voce della volta prima le ha risposto, interlocutoria, che l’appuntamento era da considerarsi slittato al 17. Ha provato a lungo le facce per la prima impressione, ma non ha potuto nascondere una smorfia. Ormai è a Roma, fa un caldo olimpico, e bisognerà restarci per almeno un giorno sano: lavarsi, mangiare, lavarsi, mangiare. È scesa a comprare le Diana rosse da venti. Ha contattato i pochi fuori sede che conosce rimasti nell’urbe. Si è concessa il lusso di un piatto di pasta a sera, con annessa minerale: 10 euro, obolo santo per oliare un’economia stagnante.
Ha riposato, finalmente. Stamattina, appena sveglia, ha composto il numero. La voce femminile le ha detto che l’appuntamento era da considerarsi slittato al 20. C. ha un appuntamento non derogabile domenica sera e trentatré euro in tasca, buoni per accaparrarsi un biglietto d’Eurostar. Chiede spiegazioni. Non ne ottiene. Cosa vuoi pretendere, cocca. Già è tanto se t’abbiamo presa in considerazione. Se t’abbiamo dato il brivido dell'occupazione. Il mercato del lavoro è un reality, lo sai o no? E se tu non hai la pazienza di subire il fuoco lento dei bollitori di maestranze, non fai altro che autonominarti. Ti elimini. Il pubblico farà a meno di te e ci faciliti pure il compito.
C. ha fatto appena a tempo a commentare che “non è corretto”.
Ma a chi vuoi che freghi, la correttezza.
Adesso C. è un puntino umano immerso nell’alveare della stazione Termini. I biglietti dell’Eurostar delle 13:38 sono esauriti. Ci sono solo biglietti per quello delle 15 e passa. Non ci sono musei aperti e fa caldo. Il sol pensiero dell’attesa snerva.
Se dovesse esplodere una bomba nell’atrio, probabilmente il suo nome e cognome finirebbero nell’elenco degli eroi nazionali. Ma se questo non dovesse accadere, sono sicuro che sul treno gradirà la compagnia del poeta Tonino Guerra che avrà modo di spiegarle, per filo e per segno, perché l’ottimismo è il profumo della vita.

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