Una vita da mediano / Che natura non ti ha dato / Né lo spunto della punta / Né del 10 che peccato / Lì / Sempre lì / Lì nel mezzo / Finchè ce n'hai stai lì (Luciano Ligabue)
Sì, Ildefonso De Peregrini è un eroe dei nostri tempi. Quelli che celebrano gli arrampicatori, i furbetti dalla doppia morale, quelli col culo parato dal padrino politico. Di sicuro è uno a cui è cresciuto il pelo sulla pancia una decina d’anni prima che gli spuntasse sulle guance. Merito delle frequentazioni fin dalla tenera età in quel di via Lecce, dove aveva sede la federazione del fu PCI, fu PDS, fu DS (ad oggi le Pagine Gialle non ancora ci comunicano quale sarà la dimora del neonato Partito Democratico).
La pasta, intendiamoci, non è quella degli eroi per caso: mica si possiede per anomalia genetica quella capacità propria del mondo animale (nello specifico delle testuggini) di sviluppare uno spesso carapace in grado di tenere la coscienza e la dignità (che non è detto sia innata, su questo sono in corso studi approfonditi) ben lontana dal corto circuito tra teoria e prassi che si sviluppa all’esterno. Nella vita quotidiana. No, occorre tanto allenamento, predestinazione, propensione alla servitù. Solo così si arriva, come nel caso specifico, a misurare la distanza tra quel che si asserisce di essere e quel che si è davvero, con meridiani e paralleli.
L’enfant prodige (oramai non più infante, ma sicuramente prodigio) della sinistra post comunista foggiana, comincia la sua trafila come si compete agli imberbi nella Sinistra Giovanile. S’agita e si dimena fin da subito, e la presidenza provinciale del sodalizio è il giusto riconoscimento (ma non pensiate che i dirigenti adulti abbiano dovuto pescare da un ampio mazzo: quelli, i giovanotti, mai più di dieci sono stati. Realmente…).
Fa da testa di ponte per la Quercia dentro l’università: s’avvicina all’UdU, che di accasarsi con il partito non ne vuol sapere e trova ospitalità in casa Cgil, ma si candida alle elezioni dei rappresentanti studenteschi per una sigla messa su in quel di Bari, “Sud”, acronimo di un banalissimo “studenti universitari democratici”, lista battezzata sempre dai Ds. Che il ragazzo puntasse ai piani alti e alle poltrone che contano fin da subito lo si capisce in quel momento. Nessuna gavetta intende fare il nostro, nessun passaggio per i banali consigli di facoltà, la candidatura è al Consiglio di Amministrazione, ai tempi in cui ancora vigeva la “gemmatura” con la sede di Bari. Prende 400 voti (non tutti suoi come spaccerà in seguito ma merito dell’alleanza tra liste) e li farà pesare sul magro piatto della bilancia diessina, che a Foggia prende pugni in faccia da sempre a vantaggio delle “piazze rosse” della provincia.
Sempre non a caso il nostro eroe si lega ai maggiorenti del partito: diventa consuetudine, mentre i suoi pari età poco più che ventenni affollano pub e pizzerie, vederlo a sera tardi, giacca e cravatta d’ordinanza, uscire dalle stanze che contano al fianco di gente del calibro di Dino Marino, per anni segretario a via Lecce. Non lascia i suoi studi a Giurisprudenza, ma la politica è il primo amore. Sgomita sgomita, approfitta del buco nero nella militanza giovanile diessina per sbarcare alla segreteria della storica sezione “Gramsci” di via Lucera, dove fa le scarpe a Peppino Durso, vecchio marpione scuola PCI che per beghe interne prende il largo verso le sponde della Margherita.
Al nostro non sono risparmiate candidature importanti, ma sempre da riempilista, dal Comune fino alla Camera. Partecipa a dibattiti televisivi dove fa il verso ai dirigenti nazionali, ridicoli ventriloqui del nulla espanso che s’ascolta nei salotti stile “Porta a Porta”. C’è chi giura d’averlo sentito citare una volta l’abominevole allocuzione “crostata di casa Letta”, richiamo all’intesa che la destra raggiunse nella dimora del fido scudiero di Berlusconi per “truccare” la legge elettorale nel 1997. Non si lascia scappare nemmeno la stagione “travagliana” e “dipietrista” di sostegno ai magistrati, contro la corruzione della politica. Risulta tra i paladini di convegni che ospitano illustri toghe manipulite, come Gherardo Colombo.
La politica dei palazzi, lo sapete, non offre valori ma un stabile impiego. Così anche la nomina nella segreteria cittadina dei Ds nulla vale rispetto a un tranquillo posto da impiegato pubblico. Alla Provincia la sinistra governa da sempre, così per una decina di giovani che sul proprio curriculum possono vantare quel che più conta, le giuste ammanicature, s’aprono le porte di una “borsa lavoro”, istituto giuridico inventato su due piedi per ficcare dentro in attesa di stabilizzazione portaborse e “figli di”. In culo ai tanti laureati e non dal cognome sconosciuto, il nostro eroe risulta tra i beneficiati e in barba alle preziose mansioni che avrebbero dovuto svolgere, Ildefonso finisce a dirigere la segreteria dell’assessorato ai Lavori Pubblici, gestito dal compagno di partito Antonello Summa da Cerignola.
Ma poi succede che –clamoroso al Cibali!- il centrosinistra riesce a vincere le amministrative nel fortino fascio-bigotto della città capoluogo, grazie alle macerie che lascia dietro di sé come un tank americano l’ex sindaco di An, Agostinacchio. E allora la galassia delle poltrone si moltiplica: assessorati, aziende speciali, Cda… Vuoi vedere che? Ebbene sì, Ildefonso, forte dell’esperienza che gli deriva dall’aver pagato per ben due volte alla posta la bolletta del gas, viene indicato dai Ds per un posto di consigliere d’amministrazione all’Amgas, la ricca municipalizzata dal ricco gettone di presenza.
Non è di minore interesse il fatto che il nostro è beccato anche tra i pochi fortunati in fila all’ingresso del Teatro del Fuoco per lo spettacolo delle polemiche di Antonio Cornacchione, quello con i biglietti esauriti un secondo dopo l’apertura dei botteghini, tutti accaparrati dal jet set politico che a stare tra le prime fila mentre il comico spernacchia l’Italia berlusconiana non rinuncia. Fa niente se tra le oligarchie parassitarie e striscianti vi siano anche loro, che organizzano spettacoli con soldi pubblici a vantaggio dei soliti intimi: portaborse, lacchè, ancora parenti e affini.
Arriviamo all’oggi: alla Provincia in data 5 novembre mettono giù una delibera che chiama ad alta voce Corte dei Conti e magistratura per quanto puzza di bruciato. Nel calderone delle stabilizzazioni da fare entro il 31 dicembre, finisce che gli storici ex Lsu, al lavoro da dieci anni, si beccano una “pre-stabilizzazione”, part time a 18 ore. Mentre per il nostro eroe e gli altri ex borsisti baciati dalla grazia di un illustre padrino, scatta l’assunzione a tempo indeterminato. O così, prevede la Finanziaria, o il 31 dicembre sono sulla piazza.
Solo che non è finita: il giorno dopo la delibera provinciale, il Comune di Foggia riassetta il CdA dell’Amgas, che da 7 si restringe a 5 poltrone. Tra i giubilati, Ildefonso. Ma non pensate si tratti di una bocciatura. Per lui è pronto addirittura il posto di presidente dell’Amgas Blu, la società della holding specializzata nella vendita del gas.
La morale la lasciamo ai preti e ai loro pulpiti domenicali. Conosciamo l’andazzo e per questa ragione spingiamo per l’autorganizzazione, per la politica dal basso. Per questa ragione invece di votare sputiamo in faccia ai rappresentanti del popolo bue. Volevamo solo rendere omaggio ad un eroe del nostro tempo, monumento vivente al fare parassitario a danno degli ultimi, di quelli senza santi in paradiso. Ricordatevi di questo nome quando, e prima o poi accadrà, verrà a chiedervi un voto per “cambiare il paese”.
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9 commenti:
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